Le prese la mano stringendogliela forte. Immaginava il dolore che provava nel sentire quella melodia, nell'allontanarsi dal luogo che per anni era stata la sua casa e dove aveva pensato di trascorrere il resto della sua vita. Il suo sogno, tutti gli insegnamenti che aveva faticosamente appreso in quegli anni era racchiuso là e lei l'aveva perso, per sempre forse. Attese qualche istante, rispettandone la sofferenza, il bisogno di piangere, ma il pericolo che incombeva su loro lo costrinse a distorglierla dai suoi pensieri e le mise nelle mani le briglie che aveva abbandonato, facendole segno di riprendere il cammino. << Dobbiamo andare, Fahryon>>, mormorò dolcemente baciandola.
Fahryon sobbalzò, come se l'avesse colpita con uno schiaffo e lo fissò turbata e perplessa. Si sfregò nervosamente la fronte, socchiudendo sfinita le palpebre. Poi, in silenzio lo seguì, voltandosi ancora una volta: fra il velo di lacrime che le annebbiava la vista, intavide la sagoma rosa del Santuario e nella sua mente udì risuonare una voce.
<< Apri la tua mente e il tuo cuore: insieme percorreremo questo cammino>>.
recensione al link: http://scrignoletterario.it/node/1136
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