In questo primo approccio a Salwa, il pensiero vola a Paolo e Francesca (Dante, Inferno, Canto V) ma qui non c'è alcun libro galeotto che istighi al delitto. Al contrario, qui la “crescita nella liberazione” è un dato di fatto ineludibile, e leitmotiv della narrazione stessa.
“Non so perchè amo questa vita”. Non lo sa nessuno, Salwa. Eppure io sono stato educato, cara Salwa, alla vita e ai suoi valori. Ma sei una “donna energica, piena di sogni, chiacchierona, ironica” come Husnìa, nella sua veste di mamma. Ti credo così.
“Con il vento nei capelli”, che dà inizio a questa prosa narrativa, si indicano in Palestina le ragazze un po' troppo libere: “ala hall shàriha” che significa “con i capelli sciolti”. Tu sei una ragazza “con i capelli sciolti”.
Ed è interessante pensare che io ho scritto un libro dal titolo, diciamo pure, “allusivo”: “Erano i giorni dei capelli lunghi”, l'ho intitolato. Certo, i due volumi sono lontani le mille miglia: Toscana e Umbria qui e profumo di Palestina là. Profumo di Palestina o anche tragedia.
Da cui è percorso un po' tutto il medioriente.
Fabrizio Chiesura.
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