Siamo nel pieno del periodo natalizio e Scrigno vuole regalare ai suoi lettori un racconto pieno di magia
di Mauro Gnugnoli
Achille ricordò di aver sentito un simile stridio da bambino, quando suo padre lo aveva portato per la prima volta in stazione a vedere il treno.
“Ma cos’è?” chiese appoggiando il bicchiere sul banco da lavoro e dirigendosi verso il portone.
“Oh, siamo in chiusura. Se qualcuno ha finito i freni ci pensiamo dopo le feste!” lo apostrofò Pasquale.
“Non può essere! Devo aver bevuto troppo spumante. Vieni un po’ a vedere!”
“E che ci sarà mai da veder…” lo stupore fu tale che il bicchiere scivolò dalle mani del collega.
In aria, qualche metro sopra le loro teste, volteggiava una slitta trainata da otto renne. Ma più che volteggiare, fluttuava scomposta nel tentativo di atterrare. Ad ogni bordeggio, un cigolio stridulo obbligava i due meccanici a tapparsi le orecchie, fino a quando, dopo alcune pericolose imbardate, non riuscì a prendere terra davanti all’officina senza danni. Il respiro affannato delle renne, sfinite dalla difficile manovra, si addensava lattiginoso nel freddo della sera. Dalla slitta scese un gigante; barba bianca e blusa verde, stretta in cintura da una fascia marrone, e si parò davanti ai due meccanici sbalorditi.
“Oh oh oh, che diamine! Non avete mai visto Babbo Natale?”
“Come no?” mormorò Achille.
“Siete voi che aggiustate quelle carcasse puzzolenti a quattro ruote?” disse indicando alcune automobili parcheggiate.
“Ehm… sì. Siamo noi” risposero all’unisono.
“Bene, ho un problema alla slitta e devo assolutamente risolverlo entro questa sera.”
“Un problema… alla slitta… ma certo.”
“Un pattino si sta staccando e le mie renne non riescono più a governarla.”
Pasquale e Achille si guardarono sbigottiti.
“Certo… il pattino e… che ci vorrà mai?”
“Bene. Vixen, Blitzen, forza!”
All’ordine, le due renne di testa, manovrarono per portare la slitta all’interno dell’officina accompagnate da un tintinnio di campanellini. Una volta dentro gli animali, sfiniti, si accasciarono a terra cercando di riposare.
“Brave le mie bambine. Grazie per aver tenuto duro.” le consolò Babbo Natale accarezzandole a turno sul collo.
“Signor…Babbo Natale, le sue renne… avranno sete. Posso portare loro dell’acqua?” chiese Pasquale.
“Oh sì, grazie.” rispose l’omone. Poi rivolto di nuovo agli animali “quando avranno finito andremo a cercare anche un po’ di cibo.”
“Guardi che posso portare del fieno. Allevo alcune caprette qui dietro.”
“Sarebbe davvero fantastico. Avete sentito? Si mangia!”
Pasquale uscì dal retro mentre Achille, alle prese con la saldatrice, cercava di riparare il pattino. Rientrò poco dopo con una carriola piena di paglia e la scaricò davanti alle renne che cominciarono a mangiare. Nonostante la rottura in più punti Achille, abile fabbro, riuscì a sistemare la lama in modo egregio.
“E’ tornata come nuova, ora può riprendere il viaggio!” annunciò con orgoglio.
“Achille, Pasquale. Non so proprio come ringraziarvi.”
“Conosce i nostri nomi?”
“Conosco molte cose io. Piuttosto, come posso sdebitarmi?”
“Offre la ditta per Babbo Natale!” esclamò Pasquale.
“Senta, potrei prendere un campanellino dalla slitta?”
“Ma certo Achille!” quindi montò al posto di guida e a un potente colpo di redini le renne, rifocillate, scattarono veloci librandosi leggere sopra i tetti delle case. La slitta compì un paio di virate e tornò ad abbassarsi a livello della strada sfrecciando davanti all’officina.
“Oh oh oh. Grazie ragazzi, grazie!”
“Ciao Babbo Natale, ciao Babbo Natale, ciao Babbo Nat…”
“Allora! Ma basta! E’ tutta notte che vai avanti con sta’ storia.”
“Ma, cara…” tentò di spiegare l’uomo ormai sveglio.
“Cara un corno. Arrivi tardi, puzzi come un ubriacone.”
“Ma, era solo un goccio di spumante.”
“E poi, quella storia. Abbiamo fatto tardi perché è rimasto a piedi Babbo Natale. Ma inventane un’altra.”
“E’ la verità!»
“Sì, e stamattina fai il tagliando alla scopa della Befana?”
“No, devo solo pulire l’officina.”
“Che stupida, certo dalla popò delle renne. Ma fammi il piacere…” disse alzandosi dal letto e sbattendo la porta del bagno.
Achille rimase qualche minuto a rimuginare sotto le coperte. Non avrò davvero esagerato con lo spumante? Si chiese incredulo.
“Papà, papà!”
La piccola Susanna arrivò di corsa arrampicandosi sul lettone.
“Dimmi tesoro.”
“Hai aggiustato davvero la slitta di Babbo Natale?”
“Non ne sono più tanto sicuro.”
“Io dico di sì.”
“Allora è sì, amore.”
“E non ti ha lasciato nessun regalo?”
“No! I regali li vuole portare tutti lui la notte di Natale.” Poi rammentò: “aspetta, qualcosa mi ha lasciato.”
“Che cosa papà?” chiese raggiante la piccola.
“E’ rimasto sul carrello assieme alle chiavi inglesi, te lo porto quando torno a casa.”
“No, glielo dai questa mattina!”- ordinò la madre all’uscita dal bagno-“Non ricordi? La tengo io la bambina, tu va pure dalla parrucchiera, tanto è la vigilia. Quindi, Susanna sta con te.”
“Che bello mamma, vado con il babbo a lavorare in officina?”
“Si, così lo aiuti a pulire la popò delle renne. Vero caro?”
“Ora facciamo colazione, ma dopo devi stare coperta, perchè in officina fa freddo.” disse Achille parcheggiando il furgoncino davanti al bar di Mario. Mentre la bambina finiva la brioche, Achille si avvicinò al banco e chiamò l’amico barista.
“Senti, ho un problema!”
“Dimmi, posso aiutarti?”
“Mi servirebbe uno di quei campanellini che sono sul vestito del Babbo Natale che hai in vetrina.”
“Cosa?”
“Ti spiego poi, va bene?”
“Contento tu…”
“Ah, non farti vedere da Susanna, ti prego.”
Achille uscì dal bar soddisfatto. Il campanellino era al sicuro nelle sue tasche e, almeno con la figlia, avrebbe fatto un figurone appena arrivato in officina. Euforica la bambina aiutò il padre a far scorrere il pesante portone.
“Babbo, babbo. Aveva ragione la mamma. Dobbiamo pulire la paglia delle renne!”
Achille, sbalordito, guardava la figlia correre felice raccogliendo a piene mani mucchietti di fieno.
“Lo sapevo che il mio babbo non dice le bugie. Lui ha davvero aggiustato la slitta di Babbo Natale.”
D’istinto cercò con lo sguardo il carrello degli attrezzi, ma Susanna lo precedette e cominciò a rovistare tra le chiavi inglesi. Non sapeva più cosa pensare. Nella tasca della tuta rigirava nervoso il campanello di Mario.
“Papà, papà, è bellissimo. Grazie!” gridò Susanna all’improvviso correndo verso il genitore.
Quando Achille si chinò sulla bimba per poco non svenne. Nell’incavo dei piccoli palmi aperti a coppa, luccicava un campanellino con un grande fiocco rosso. Immagini di Babbo Natale, sulla doratura, lo decoravano in rilievo.
La gioia della bambina esplose incontenibile.
“Non so che dire piccola, io… io…”
Susanna lo abbracciò forte e avvicinate le labbra all’orecchio bisbigliò: “Non dire niente papino. Rimarrà il nostro segreto. Inutile, raccontarlo a chi non crede!”
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