Intorno a Danilo Dolci e al suo siciliano “Borgo di Dio” (alias “Centro di formazione per la pianificazione organica”) si sono spesi fiumi di inchiostro: nel bene e nel male. Qui si vuole ricordare, anche se di sfuggita, il Premio Lenin per la Pace del 1956 e fare memoria del più importante angolo di mondo in Italia, luogo della pratica nonviolenta per trent'anni circa.
E allora come non risalire a quel giovane vittima della droga, di passaggio al “Borgo” nel 1979 e subito cacciato da Danilo? Allontanandosi, il nostro lanciò un grido che era un palese riconoscimento di tutta l'opera nonviolenta di Danilo: “Voi siete uomini di pace!”, sentenziò il ragazzo.
Io, a quel tempo, dirigevo il “Borgo di Dio”, beffardamente chiamato così dai siculi che volevano essere riconosciuti e dunque subito così battezzato perché lo strapotere del padrone li annichiliva.
Si trattava di “legittima difesa” o di un malcontento con basi profonde? Per capire, consiglio di leggersi il “Poema umano” di Danilo Dolci uscito presso Einaudi. E' un canto della nonviolenza in versi, con il dito puntato contro tutti i signori della guerra. Ricordo anche che, a quel tempo, nasceva a Partinico, poco lontano da Trappeto (ove era situato il “Borgo”) e poco distante da Palermo, “Radio Città Terrestre”. E il messaggio era: oggi non si può più essere e vegetare da provinciali, pena la scomparsa delle pur buone intenzioni.
Ma ancora mi piace dare la parola a Aldou Huxely: “Danilo Dolci – scriveva Huxely – è di quei moderni francescani muniti di laurea”. Dolci, aggiungiamo noi, non si laureò mai in architettura, ma in lui “vi è un alone di cultura scientifica generale” (sempre Huxely). Lasciamo la parola, la più significante proprio a Danilo Dolci: “Ho iniziato a scrivere in versi, giovanetto ripieno di avide letture... In un momento di saggezza, verso i venticinque anni, ho bruciato tutto, millecinquecento versi, allora li contavo”.
Già, perché “Poema umano” mostra in filigrana il diario di un programma esistenziale. Ed è una poesia civile di atavica grazia e di verità moderna, scandita con la coscienza che nella vita ciascuno è – può, deve essere – ostia agli altri. Mangiare è un dramma: cosmico. Danilo accettava di mangiare per poter farsi mangiare.
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